Dal cognato di Zonin al vicepresidente, gli amici di Bpvi salvi prima del crollo.
di Gianluca Paolucci Raphaël Zanotti su La Stampa
Il colpo grosso lo hanno fatto le Autostrade del Brennero vendendo un pacchetto di 120 mila azioni della Popolare di Vicenza il 19 dicembre del 2014 e incassando 7,5 milioni di euro. Il titolo, all’epoca, vale ancora il prezzo massimo: 62,5 euro. Poco dopo arriveranno la Bce, le inchieste, il crollo della valutazione e, il mese scorso, l’azzeramento di fatto dell’investimento di 120 mila soci dell’istituto con l’arrivo del fondo Atlante.
Questa è la storia dei «salvati», di tutti quegli azionisti che, fortuna o altro lo stabiliranno le inchieste giudiziarie, riuscirono a rivendere le proprie azioni alla banca - che già navigava in pessime acque - un attimo prima della catastrofe. Ma è anche la storia dei «beffati», di coloro a cui venne suggerito l’acquisto di quelle stesse azioni che già sembravano carta straccia. Comprano tra gennaio e febbraio del 2015, quando tutti vogliono vendere. Comprano dalla banca e al prezzo massimo. Due mesi dopo - in aprile - ognuna di quelle azioni varrà 48 euro.
Il fatto è che il «sistema Zonin» alla fine del 2014 già scricchiolava. Anche perché troppi soci non riescono a vendere più le loro azioni. Ma qualcuno ce la fa. Come? Sono i soci «amici» che i vertici della banca aiutano prima del disastro? È il sospetto di avvocati come Roberto Cianci, legale di Udine che, difendendo clienti che si sono visti rifiutare l’ordine di vendita dalla banca, ora chiedono di vederci chiaro: ci sono state vendite preferenziali prima dello stop imposto dalla Bce?
Per ora, dalle carte che La Stampa è riuscita a visionare, emergono alcune operazioni interessanti.
Il 10 febbraio del 2015 si libera di 88 mila azioni la Zeta srl di Giuseppe Zigliotto. È l’allora vicepresidente della banca, nonché - fino alla primavera scorsa - presidente di Confindustria Vicenza, la terza del Paese, attualmente indagato nell’inchiesta sul crollo di Bpvi. Ci riesce lo stesso giorno anche Roberto Pavan. È il cognato di Gianni Zonin, ex consigliere della banca e allora ancora al vertice della Immobiliare Stampa, una controllata dell’istituto. In due distinte operazioni si libera di 28 mila azioni e incassa 1,750 milioni. «Avevo chiesto di vendere fin dal 2012», ha dichiarato al Sole 24 Ore. Fatto sta che lui c’è riuscito, tanti altri sono ancora lì.
Ancora in dicembre 32 mila azioni (valore 2 milioni di euro) riesce a rivenderle alla banca anche la Zappa sas di Giovanni Roncato, l’industriale padovano della valigeria. E la Finpiave degli Stefanel ne vende invece oltre 18 mila. Il 13 gennaio è la Rifle Holding della famiglia Fratini che incassa 322 mila euro vendendo oltre 5000 azioni. Nella stessa data vende 5000 azioni (su 3,1 milioni possedute) anche la Lumar di Luca Marzotto, socio di Hugo Boss e controllante, con i fratelli, della Zignago Holding.
Poi ci sono la pletora di imprenditori noti a livello locale ma meno a livello nazionale. Come Lino Diquigiovanni, già patron del Real Vicenza, la famiglia Ferrari (apparecchiature elettriche), Noemi Dalli Cani (con il resto della famiglia che figura tra i grandi soci).
Tra gennaio e febbraio del 2015 la Popolare di Vicenza si ricompra le sue azioni da poco meno di 500 soci. Ne compra in totale oltre 495 mila, pari a poco meno di 31 milioni di euro. Ma così si riempie il fondo azioni proprie, e le azioni in possesso della banca non possono essere computate nel patrimonio. Mentre tutti vogliono vendere, serve trovare qualcuno che compri. E incredibilmente alla Vicenza qualcuno lo trovano. Operazioni che però , dato il contesto, lasciano aperte molte domande.
Chi è che avrà convinto la signora S. B., classe 1939, a spendere 375 mila euro per comprare 6000 azioni il 10 febbraio del 2015 al prezzo massimo di 62,5 euro? Perché la Coop Alice di Prato, che si occupa di assistenza sanitaria, compra 28 azioni? A quali condizioni diventano soci i costruttori dell’Ance di Palermo o la Arroweld Italia, che distribuisce attrezzature per l’industria? Qualche giorno dopo, alla fine di febbraio, la Bce bloccherà la compravendita di azioni della Popolare di Vicenza. Ma qualcuno si era già liberato della zavorra, altri se la stavano caricando.
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Come al solito gli amici dei pezzi grossi hanno sempre un trattamento di favore, mentre i piccoli risparmiatori sono sempre le vittime sacrificali delle speculazioni altrui. Li mettessero tutti in galera e buttassero via la chiave, i piccoli risparmiatori sarebbero felicissimi!!!
RispondiEliminaFirmato
Un piccolo risparmiatore