venerdì 2 ottobre 2015

UN FABBRO VINCE CONTRO EQUITALIA: ANNULLATI 660.000 EURO DI SANZIONE

Importante sentenza che porta a soluzione una controversia, che ha visto un semplice cittadino e contribuente nei confronti di un gigante come l'agenzia di riscossione dello Stato.
Equitalia, che lo ricordiamo è  una società di capitali che persegue fini di lucri, non era titolata a pretendere il saldo del debito per conto degli enti creditori, cioè Inps e Inail.

Questo dimostra ancora una volta che è possibile ottenere vittorie e ristabilire l'equità anche nei confronti di potenti giganti come banche e agenzie di riscossione.

Una sentenza del Tribunale di Venezia, la 3079/2015 pubblicata lo scorso 23 settembre, ha infatti dato via a un pronunciamento che potrebbe invalidare migliaia e migliaia di cartelle esattoriale che quotidianamente tartassano imprenditori e artigiani.

La storia è comune a quella di tante altri contribuenti: un fabbro veneziano, messo a dura prova dalla crisi, ha scelto di pagare gli stipendi alla manodopera omettendo il versamento dei contributi Inps e Inail per i quali mancava la liquidità necessaria. Tra sanzioni e interessi il debito era arrivato a 660mila euro. L'artigiano ha scelto la strada del ricorso contro Equitalia e si è rivolto all'Aua (Associazione utenti auto) ed è stato patrocinato dall'avvocato Francesco Carraro.

Non più di una settimana fa il verdetto del giudice: la società di riscossione - ha detto il giudice - ha agito "in assenza di ruolo", non aveva cioè nessun titolo per pretendere il saldo del debito per conto degli altri enti creditori, cioè Inps e Inail. 

Il giudice ha dunque stabilito che l'agenzia della riscossione può agire ed emettere cartelle di riscossione solo se in possesso di requisiti validi e documentabili che permettano di dimostrare le sue richieste al debitore invece degli enti pubblici per i quali opera. 
E inoltre, l'onere della prova e, dunque dimostrare con documentazione valida,  spetta a Equitalia e non al debitore. 

Nessuno prima d'ora aveva mai messo in discussione l'autorevolezza dell'agenzia di riscossione. 

Bisogna comprendere che Equitalia è a tutti gli effetti una società di capitali che persegue, in via del tutto legittima, scopi di lucro. Tuttavia non può pretendere la riscossione delle tasse e dei tributi lucrando sugli stessi ed aggravando le già difficili condizioni del contribuente ed esigere importi maggiorati di interessi legali oltre ad aggi e more che trasformano somme normali in insostenibili debiti. 

La sentenza del Tribunale di Venezia scardina un'impalcatura consolidata e può contribuire a invalidare migliaia di cartelle.  

Una recente sentenza della Cassazione ha rafforzato ulteriormente i poteri di Equitalia stabilendo che se non si rispettano i termini per l'impugnazione (cioè per ricorrere al giudice), l'agenzia ha fino a dieci anni di tempo per eseguire il pignoramento, il fermo o l'ipoteca. 

Ecco perché una consulenza legale è sempre necessaria e non bisogna temere pensando che non sia possibile vincere contro i poteri forti di colossi come questo.  


1 commento:

  1. Questa sentenza si può considerare storica e sicuramente moltissimi altri piccoli imprenditori nei prossimi anni impugneranno le proprie cartelle esattoriali ingiustamente emesse e otterranno il riconoscimento dei propri diritti. Il vostro blog è davvero magnifico!

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